Il freno e il motore è pur sempre la religione
Quando veniamo al mondo abbandonando il solitario grembo materno entriamo a far parte di un nucleo incandescente in continua evoluzione o involuzione, dipende dai punti di vista, sempre più veloce (Es. la moda del momento), ma al contempo lento (consuetudini, tradizioni, costumi e mode “del secondo tempo” che prendono le mosse da quelle del momento che sono già belle e dimenticate).
Siamo individui “non individuali” inglobati in differenti sistemi a seconda di dove siamo venuti al mondo, in questi sistemi a farla da padrone c’è la “massa”, quel sostantivo femminile che sta a indicare tra l’altro la materia, le cose, i colori, le voci e gli strumenti, elementi di un patrimonio oltre che le persone, le persone quelle che apparentemente “vivono di vita propria”, ma che in realtà non è così.
La massa è quella forza immanente che contagia la nostra vita, quel qualcosa d’inafferrabile di cui inconcepibilmente facciamo parte.
Subconsciamente siamo veicolati dalla massa, massa che agisce per mezzo di quell’entità definibile credenza religiosa che esercita un potere coercitivo e latente che ci porta ad essere ciò che siamo.
Nel mercato è facile constatare che le mode, gli sconti e tutto quanto ha a che fare con il marketing è stato studiato ad hoc per inculcare a far comprare ciò che si vuole in realtà vendere (Es. la predisposizione delle merci negli scaffali nei supermercati o l’esposizione di determinati articoli in un certo qual modo).
In un mondo sempre più camaleontico, adagiato su se stesso, dove si avvicendano maschere altalenanti, proprio il mondo di maschere che i Simple Strangers hanno portato in tour (https://www.youtube.com/watch?v=trzERvBJb34) siamo sempre più proiettati a divenire, alla stregua di Pirandello, Uno, nessuno e 7 miliardi o poco più.
Dove la viltà e il masochismo regnano sovrani, il servilismo instillato dai soliti (https://www.youtube.com/watch?v=nbgqdyN4-I4), proprio quelli di Vasco, per i soliti interessi personali che si ripercuotono inevitabilmente sul prossimo, sulla massa e come un boomerang su se stessi il coraggio manca, l’autenticità pure, troppo faticosa!
Si continua a preferire fare copia e incolla, ritwittare anziché esprimersi con parole proprie, nascondendosi dietro il solito “Così fan tutti” senza chiedersi il perché, senza chiedersi chi sia il progenitore di quel “tutti”.
Cambia il modo di veicolare la massa, cambiano i media, ma l’informazione continua ad essere pilotata dai soliti, il più delle volte cambiano i nomi, poche volte i cognomi, ma le vittime non del tutto inconsapevoli sono sempre le stesse fin dalla notte dei tempi, l’unico modo per venirne fuori è chiedersi il perché.
Non è detto che ciò che proviene dalla massa sia benevolo per la stessa.
L’umanità non può essere lasciata all’anarchia.
Ciò che tiene unità e a freno la società sono le credenze. Secondo Tocqueville (in “Democrazia in America”), la credenza è l’accordo istintivo e involontario, ribadisce Josè Ortega Y Gasset “quando crediamo veramente in qualcosa non ci occorre cercare ragioni per questa fede. Ciò significherebbe sollevare una discussione, la credenza è indiscutibile”.
Ciò che tiene unita e a freno la società sono le credenze. Le folle, secondo Tocqueville, si lasciano trascinare da tutto ciò che comporta novità (non c’è bisogno di ritornare all’800 per constatarlo, ma basti pensare all’effetto dell’uscita dell’ultimo modello di smartphone per capire a cui si riferiva il filosofo francese), per poi abbandonarle, come un cucciolo di cane “cresciuto troppo in fretta”, per cercarne altre in un ciclo incessante rendendole schiave della propria frenesia.
Tocqueville affermava che affinché questo fermento non diventi nefasto i continui mutamenti debbano limitarsi a modificare le leggi secondarie lasciando intatti i “principi primi” che sono le fondamenta della società. Intaccando le regole secondarie si crea una mobilitazione che può perdurare per molto tempo anche se la società è ben salda, ma se si vanno ad erodere i “principi primi” la società si sgretola e si susseguono rivoluzioni e guerre (L’ISIS non è poi del terzo millennio!) e la società entra in una fase di smarrimento e la libertà raggiunta con altre rivoluzioni e accordi si allontana sempre più dagli uomini che iniziano a ricercare ideali fantomatici, si avvicendano errori e guerre che si ripercuotono sugli uomini che altro non attendono che un nuovo salvatore della patria riporti l’ordine. Quando costui si mostra gli uomini si asserviscono e abbandonano la vera libertà per sottostare al dittatore di turno.
Per far sì ciò non avvenga gli uomini devono arretrare di fronte a quell’ordine che la religione può porre, ecco che viene fuori ciò che il prof. Pecora in “Democrazia e valori morali” definisce la funzione politica del dogma.
Ecco perché dell’umanità il freno e il motore è pur sempre la religione.
Ester Coppola