Intervista Marco Brovedani
1) Come nasce Marco Brovedani musicista?
L’artista Marco Brovedani nasce principalmente da un’ attrazione verso la musica e la
voglia di farne parte fin da bambino (sono stato un ascoltatore molto precoce…). In realtà il
mio sogno era diventare un chitarrista, ma a 13 anni, per coincidenza, mi son trovato
seduto dietro una batteria acustica, per salvare ”alla buona” un gruppo di amici rockettari
che erano rimasti senza il batterista che aveva dovuto lasciare il gruppo a causa del
servizio di leva allora obbligatorio!!!…!o sapevo giusto fare un paio di ritmi, ma lo strumento
mi ha “preso” e ho deciso dopo un periodo da autodidatta di studiarlo seriamente in una
scuola di musica sotto un buon maestro.
2) Come è nata l’idea d’incidere un disco tuo siccome nasci strumentista?
In realtà nella mia storia musicale ho sempre avuto una visione “globale” della musica, non
solo legata al mio strumento e man mano che ho potuto permettermelo mi son comprato un
basso elettrico, una chitarra elettrica, una tastiera. Nel 2008 passai ai software
professionali di editing audio Apple e cominciai anche a formarmi su tecniche di
registrazione e mixaggio e tutto questo mi ha dato la possibilità e i mezzi che prima mi
mancavano per poter esprimere finalmente quello che avevo da dire, ma che prima non
potevo realizzare, di portare alla vita un sacco di idee su cui giravo da tempo.
3) La musica elettronica è un genere di musica che spesso viene messo da parte, come mai
ha scelto proprio questo genere per il suo primo disco (solo per semplice piacere personale
o altro)?
Il mio disco ha delle forti influenze di musica elettronica certo, ma anche rock, pop e funky.
Credo che in Italia ci siano ancora un sacco di inutili preconcetti sui generi musicali e su ciò
che si può “mischiare” o no, il mercato straniero in questo è sempre un passo avanti perchè
c’è meno paura di sperimentare e osare, fuori dall’Italia questo spesso premia e anche
molto! Noi siamo ancora molto ancorati ai nostri ”mostri sacri”, bravi per carità, ma sarebbe
ora di introdurre materiale fresco!! E per fresco io intendo serio e nuovo, non “idiota brutta
copia dello straniero” come quello che spesso i discografici tentano di lanciare!
4) Il video della canzone “Nel parketto” si chiude con la frase “Il suono è vita”: per lei quale è il
suono che le sta più a cuore e quale non sopporta?
Io Adoro i chitarristi “sporchi” un po’ slideguitar molto Texas Blues…alla “zz top” o alla Joe
Perry ( Aerosmith ), Jimmy Page (Led Zeppelin)…sanno di libertà!!!
Credo di “odiare” alcuni generi Jazz sperimentale un po’ “snervante”, tutta tecnica e poca
musica…non adoro i virtuosismi fine a se stessi in generale…MI INNERVOSISCONO!!! La
musica ha bisogno di tecnica, ma deve essere come dipingere un quadro non come 2 ore
di palestra!!!
5) “A te che manchi” la canzone solo in acustico, ci spieghi la scelta di accostarla a canzoni
con testi?
A te che manchi è nata ed è dedicata ad una e a tutte quelle persone molto vicine che
abbiamo perso e che vorremmo presenti nelle cose odierne che raggiungiamo. La scelta di
lasciarla solo strumentale è perchè ognuno di noi ha un senso di mancanza personale e
scaturito da ricordi molto diversi…io un sentimento così ho sentito di poterlo esprimere solo
con note per il momento…inoltre è una chiusura di classe alla fine di un album molto
colorato.
6) Riallacciandoci sul titolo della canzone “A te che manchi”: a lei cosa manca che vorrebbe
avere o fare?
Mah dopo essermi levato molte più soddisfazioni del previsto con questo album, a me
manca per il momento la soddisfazione di vederlo cantato da un pubblico davanti a
me…non so ancora cosa si prova, ma so che deve esser una cosa veramente molto
forte!!!…e anche un pochetto in generale un mondo più giusto!
7) “Via Via” s’intitola l’ultimo singolo: la voglia di evadere è ciò che avverte da questa società?
“Via Via” è una voglia di evadere non dal mio paese come si potrebbe interpretare a primo
ascolto, ma si intende fuga e ribellione dalle tecniche di terrore psicologico che viene
praticato dai potenti (e non) sulla massa (e non) per tenerla al proprio guinzaglio. Si
paralizza e scoraggia la gente verso qualsiasi iniziativa individuale esasperando o
inventando sapientemente pericoli e fobie e contemporaneamente nascondendo altrettanto
abilmente disegni agghiaccianti senza scrupoli.
8) Cosa si dovrebbe fare per aiutare i musicisti emergenti?
Prima di tutto ci vorrebbe molto più aiuto dalla stampa e media di alto livello e per aiuto
intendo che un giovane promettente artisticamente non può permettersi migliaia di euro per
promozioni su carta o web, interviste, passaggi radio, recensioni…ecc. e si deve ritornare
alla musica live nei locali. I locali non dovrebbero esser impauriti dalle autorità perchè
danno spazio a gruppi musicali e vorrei che i talent non diventassero tra qualche anno
l’unica maniera per fare un disco! Inoltre se un artista come me ha padronanza nel
realizzare un prodotto quasi completamente, deve avere la possibilità di distribuirlo nei
negozi “fisici” senza passaggi aggiuntivi.
9) Progetti futuri.
Beh, fare uno step in avanti con il prossimo album a cui ho già cominciato a lavorare. Per
me è fondamentale non ripetermi ed esser sempre più sincero e diretto, visto che il non
esserlo è la cosa che critico di più ai “big”. Inoltre vorrei migliorare il mezzo di espressione
del “videoclip”, è una cosa che mi diverte molto realizzare, ma che anche e soprattutto mi
permette di arrivare alla gente, completa ciò che voglio trasmettere con il pezzo musicale
ed è creativamente molto stimolante.
10) Sogni nel cassetto.
Un pubblico che condivida con me la mia musica e anche le mie idee. Inoltre vorrei
“farcela” anche per aiutare molti amici che hanno un gran talento, ma poche carte da
giocare e che meritano veramente più di molti che “ce l’hanno fatta”.