Verso l’1%. Non è per tutti la crisi.
di Ester Giuseppina Coppola
Con il passare degli anni sul pianeta Terra viene sempre più a marcarsi un netto distacco tra chi detiene le ricchezze e il conseguente potere e chi ne è succube. Sempre più una ristretta cerchia di persone si ritrova a gestire le ricchezze del pianeta.
L’1% più ricco della popolazione mondiale detiene più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. (vedi link)
Gamba The Lenk, Rocky G. Vox e Treble Lu Professore lo ribadiscono a gran voce nel singolo 1%. (vedi link)
È strabiliante come ciò che sto vivendo nella quotidianità, illustri pensatori del passato già lo ribadivano secoli addietro, e cioè che chi si ritrovava in una situazione di soggezione finiva con il far la guerra con chi si ritrovava nella medesima situazione, senza aprire gli occhi e cercare il motivo che lo ha condotto in tale situazione, generata dai governanti che si sono avvicendati nel corso degli anni, cantavano i Pitura Frescka chi manovra le sorti del pianeta (vedi link). Le crisi ci sono sempre state e sempre ci saranno e sono avvertite dalle fasce più deboli, non da chi detiene le redini e magari nei periodi di crisi arriva addirittura a guadagnarci di più o forse dovrei utilizzare il termine lucrare che più si addice perché molte volte si arriva ad approfittarsi dei più deboli per raggiungere e massimizzare i propri interessi.
Non è per tutti la crisi canta Jaka ( vedi link). Proprio come afferma il buon Giacalone chi si ritrova a giostrare il “monopoli” del Pianeta gioca con le vite di tutto il pianeta. Basti osservare l’”impero” Berlusconiano con i numerosi canali tv acquisiti, le radio e dulcis in fundo piattaforme hosting per gestire siti Internet.
La pandemia in corso non ha fatto che peggiorare la situazione già esistente. Tra i più ricchi ritroviamo chi gestisce piattaforme di negozi online, siti di social network, vedi Zuckemberg che con l’acquisto di Instagram e Whatsapp ha concentrato su di sè un monopolio, quello dei social network e della messaggistica più utilizzata ad oggi. Da ciò ne deriva non solo una questione economica, ma di gestione di dati e riservatezza, con le parole privacy e libertà che per quanto possano essere regolamentate vanno a farsi benedire. Per quanto possa sembrare assurdo e anacronistico, siamo sempre meno liberi nell’accezione più ampia di libertà e sempre più proiettati verso l’1%.